lunedì 26 febbraio 2007

Noi siamo persone

I miei occhi sono fissi su una finestra sopra la mia stanza; due piccioni si stanno becchettando; mi viene da sorridere e li guardo con invidia, perché loro sono liberi di andare e venire, di volare via e vedere il mondo. Ma io no. Sono bloccato su una sedia a rotelle. Nel descrivere la mia persona mi viene un groppo alla gola. Vecchio e infermo su una sedia che odio, bisognoso di tutto, anche delle cose più semplici: un bicchiere d'acqua, alzarmi da una sedia, mangiare una mela, non ho più la capacità di muovermi; ho bisogno di aiuto. Mentre la mia mente mi riporta ai ricordi di un tempo, arriva nella mia camera, che io divido con altre persone come me, un' infermiera, mi guarda e mi dice: "ti devo portare in sala pranzo e tu ti sei pisciato addosso, ora tu te la tieni, perché lo sai più di quattro volte al giorno non ti possiamo cambiare. Questa puzza la puzza di orina che senti sempre notte e giorno è il nostro profumo ed io allora mi agito le vorrei rispondere, ma riesco solo a balbettare poche frasi sconnesse mentre lei spinge la carrozzella al posto che mi è stato assegnato.
Davanti a me c'è Arturo,un altro infelice, morbo di Alzhaimer,certo ci si guarda e basta che lui faccia eee che io gli risponda aaa; poi l'infermiera arriva e ci fa mangiare,anzi ci ingozza come polli, dicendo "forza ci sono anche gli altri che aspettano", ed io le vorrei dire "già fa schifo quello che ci fate mangiare", perchè non si capisce che roba possa essere e poi io non sono un lavandino ed il mangiare mi esce dalla bocca cascandomi addosso. . ed ecco subito il rimprovero delle infermiere "ora anche il vestito ti si deve cambiare" e la frase è sempre la stessa oggi non è giornata e per me la giornata è sempre uguale.
"Via adesso ti portiamo in sale" ,ed è li che vengo parcheggiato in una parte della stanza. Se ho fortuna vedo la televisione , altrimenti ci si guarda tutti in faccia e mi domando: chissà a cosa pensa ogniuno di noi, coi propri drammi ed i propri ricordi. Quelle teste chinate, quegli occhi stralunati, sono occhi che chiedono una carezza, una parola d'amore e invece diventiamo invisibili; per fortuna non è cosi per tutti, ma soprattutto è la società che ci circonda che è indifferente alle nostre sofferenze. Dimenticandosi che ogni cittadino si può trovare nella nostra stessa situazione,perché la vecchiaia è la porta della morte e non tutti abbiamo la fortuna di poter vivere una vecchiaia serena accanto ai nostri familiari. Ma la spada della vita oggi colpisce me domani può toccare a te.
L'essere umano è un'altra cosa; non è solo un corpo fisico che ci ha lasciato,ma la nostra mente è attiva, sentiamo il nostro respiro, viviamo coi nostri ricordi e accettiamo i nostri pensieri senza provarne paura.E' perdere la nostra dignità che ci fa paura.
E allora cerchiamo di cambiare il nostro modo di pensare e di cominciare ad agire: fatelo insieme a noi

Associazione Adina Bartoletti Bruno